Verbo incarnato

Nel pensiero di Antonella, lo Spirito di Dio si manifesta come motore profondo dell’azione di liberazione e rigenerazione, una presenza viva che opera incessantemente nel cuore della creazione. L’incarnazione del Verbo rappresenta il punto culminante in cui la potenza generativa divina si innesta pienamente nella natura umana, senza più separazione o distanza. Questa unione libera, perché scioglie le catene degli automatismi distruttivi e riattiva le forze creatrici là dove prima regnava l’inerzia della morte.

Una volta effuso da Gesù, lo Spirito intensifica la sua azione dall’interno stesso della natura umana, agendo come forza trasformante e risanante. Nel dono del suo Spirito, Gesù – vero uomo e vero Dio – apre una breccia nell’oscurità e nella morte, lasciando che la luce inizi a fluire, penetrando ciò che sembrava inaccessibile.

Il Vangelo di Giovanni, fin dal suo Prologo, ci introduce in questa dinamica salvifica: una visione mistica in cui la deformazione del mondo è letta come chiamata a una profonda trasformazione interiore, a un’evoluzione spirituale.

Le tenebre che si oppongono alla luce non sono esterne, ma radicate nell’intimo dell’essere umano: sono lo “spirito del mondo”, le energie dell’”anticristo”, che ostacolano la fioritura dell’Io Sono – il nome stesso di Dio, che Gesù assume in sé come rivelazione del vero io transpersonale.

Il continuo traboccare dell’io psichico, centrato sul proprio interesse, ostacola il cammino di maturazione verso l’Io pienamente consapevole. Il bene autentico non può contraddire l’armonia dell’universo: chiede che l’io cresca insieme alla coscienza, in verità e libertà. Proprio in questo scarto – oscuro, faticoso, ma colmo di possibilità – risiede l’origine di ogni male: una privazione del bene, una mancanza che non condanna, ma invita. Invita alla crescita, alla maturazione, alla responsabilità.

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