L’Amore come luogo della Vita e della Verità. La Prima Lettera di Giovanni è un testo che brucia. Ogni parola vibra dell’urgenza di una rivelazione ontologica: l’essere cristiano coincide con l’essere nell’amore, e l’essere nell’amore coincide con l’essere in Dio. Non si tratta di una metafora, ma di una verità esistenziale. “Chi non ama rimane nella morte” (1Gv 3,14): la separazione dall’amore è separazione dalla vita, è rimanere nello stato di non-vita, che Giovanni chiama “morte”. Morte spirituale, come spiega spesso Antonella.
Il testo non lascia scampo a compromessi: l’amore è l’unico criterio per discernere la verità dalla menzogna, la vita dalla morte, Dio dal nulla. Non basta dire parole buone, non basta “amare a parole né con la lingua” (1Gv 3,18). L’amore si misura nella concretezza (v. 17). La chiusura del cuore è l’antitesi dell’amore e della luce, e dunque è l’antitesi della presenza di Dio in noi.
Il punto culminante di questo discorso è il versetto 16: “In questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli”. L’amore cristiano è sempre risposta ad un amore che ci ha preceduti. È imitazione, ma anche partecipazione: Cristo dona la sua vita, e chi rimane in Lui è chiamato a fare lo stesso. Il cuore di questa teologia si trova più avanti, nel celebre versetto: “Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1Gv 4,16). Qui Giovanni non parla di Dio “come se” fosse amore, ma afferma che l’essenza stessa di Dio è l’agape. È un’affermazione radicale, che dà una svolta alla storia del pensiero religioso: non siamo davanti a un Dio-giudice, né a un Dio-potenza, ma a un Dio-relazione, un Dio che si dona e che vuole essere riconosciuto e vissuto solo nell’amore reciproco.
Questa verità ha anche una dimensione epistemologica: “Da questo distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell’errore” (1Gv 4,6). La verità non è anzitutto un’idea, ma una qualità del vivere. Dove c’è amore, c’è verità. Dove manca l’amore, anche le parole più teologiche diventano vuote, e ci si muove nello spirito dell’errore.
C’è poi un’affermazione finale che illumina tutta la visione giovannea: “Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi” (1Gv 4,12). L’invisibile si fa visibile nell’amore. Dio non si vede, ma si manifesta, attraverso coloro che rispondono al suo amore e lo incarnano. ne diventano canali, manifestazione. Il suo volto prende carne nella relazione autentica, disinteressata, fraterna.
Tutto questo trova il suo fondamento in un’altra immagine potente: “Dio è luce e in lui non c’è alcuna tenebra” (1Gv 1,5). Se Dio è luce, chi ama cammina nella luce (vedi mio articolo sul verbo “camminare” in Giovanni”). Chi odia, chi vive chiuso nel proprio egoismo, cammina nelle tenebre, nella morte. Per Giovanni non ci sono ambiguità: la luce e l’amore sono inseparabili, così come la verità e la vita.
Solo in questo amore si rimane in Dio. E solo chi rimane in Dio è vivo davvero. Incarniamo Dio nell’Amore: l’invisibile che si fa presenza.
“Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi” (1Gv 4,12). In queste parole si cela una delle verità più luminose e scandalose del Nuovo Testamento: l’invisibile si rende presente attraverso l’amore vissuto.
La Bibbia è piena di scene in cui l’uomo desidera vedere Dio. Mosè lo chiede sul Sinai, Elia lo attende nel silenzio del monte, i discepoli lo cercano nel volto di Gesù. Eppure Giovanni, con estrema chiarezza, afferma: “Nessuno ha mai visto Dio”. Ma subito dopo aggiunge qualcosa di sconcertante: se ci amiamo, Dio rimane in noi. Non ci viene detto che “ci avviciniamo a Dio” o che “assomigliamo a Dio”, ma che Dio stesso rimane in noi. L’amore vero, dunque, non è solo una somiglianza con Dio: è la sua presenza.
Questa è la logica dell’incarnazione che si prolunga nella vita dei credenti: Dio si è fatto carne in Cristo, e continua a farsi carne nella relazione d’amore tra gli uomini. L’amore reciproco diventa il sacramento invisibile della presenza divina: Dio, che nessuno ha mai visto, si rende visibile nella tenerezza, nella cura, nella fedeltà, nella compassione vissuta tra persone reali.
Giovanni arriva a dire: “Dio è amore” (1Gv 4,16). Non dice semplicemente che Dio “ama”, o che “è capace di amore”, ma che il suo essere coincide con l’amore. Di conseguenza, rimanere nell’amore non è una scelta tra le altre, ma è la via unica per rimanere in Dio. E ancora di più: Dio rimane in chi ama. C’è una reciprocità che sfida ogni religiosità rituale. Non si tratta di osservare un codice o di credere a un dogma, ma di vivere una qualità di relazione che diventa la sede stessa della presenza divina.
Questo ha implicazioni radicali: l’amore autentico è il volto concreto di Dio nel mondo. Ogni atto di amore disinteressato, gratuito, paziente, è una sorta di “epifania” del divino. Quando amiamo, Dio non è altrove: è lì, è in mezzo a noi, dentro di noi. E in questo senso si può dire che incarniamo Dio, non per sostituirlo o possederlo, ma per lasciarlo trasparire attraverso la nostra umanità.
Ma c’è anche un’esigenza: “rimanere nell’amore”. Chi rimane nell’amore, rimane in Dio. Il criterio è chiaro: non le parole, non le intenzioni, ma il dimorare.
Ecco allora il senso pieno della frase: nessuno ha mai visto Dio, ma se amiamo, lo rendiamo presente. Non lo vediamo con gli occhi, ma lo riconosciamo nell’amore che trasforma il nostro modo di vivere. In questo amore Dio si manifesta e si compie in noi. Incarniamo Dio ogni volta che ci doniamo, che accogliamo, che perdoniamo. In quel momento, l’invisibile si fa visibile, il divino si fa carne, e la luce brilla anche nelle tenebre. Come spiega Antonella, solo chi si apre per ricevere questo Amore può diventarne manifestazione, incarnarlo e contribuire a costruire il Regno dei Cieli, dentro di noi e intorno a noi.
Nel linguaggio dell’apostolo Giovanni, vivere da cristiani non è seguire regole, ma entrare, “rimanere” in una relazione viva con Dio.
Che il mio cuore, che tutto il mio essere diventi dimora per Te, Amore e Luce. Rimanere in Te, come il tralcio alla vite.