La scintilla divina

Anche io sono appassionata di mistica renana, e qui vorrei richiamare brevemente il concetto eckhartiano di scintilla divina, un insegnamento che invita l’uomo a guardare dentro di sé per ritrovare la sua vera origine, risvegliare la “memoria”, come spiega Antonella, che fa spesso riferimento al mistico tedesco Meister Eckhart.

Il concetto di “scintilla divina” rappresenta uno dei cardini della dottrina di Meister Eckhart. Seguendo Marco Vannini (I sermoni, 2002), possiamo rintracciarne le radici già in Platone e negli Stoici, e poi in numerosi autori cristiani, tra cui Origene. Questa “scintilla” è custode della figliolanza divina, l’essenza stessa dell’uomo. Su di essa, Eckhart fonda la possibilità per la creatura di ri-unirsi al suo Creatore. La scintilla, infatti, proviene dalla Divinità stessa e anela a ritornarvi, poiché è generata da Dio nella creaturalità dell’anima. Essa rappresenta il luogo della nascita di Dio nell’essere umano e richiede una conciliazione degli opposti – dell’increato e del creato – nella “scintilla”, punto d’unione tra Dio e l’uomo. Questa unione implica almeno implicitamente un dualismo tra i due, che però viene superato dalla dialettica eckhartiana tra il divino e l’umano. Giuseppe Faggin (vedi Meister Eckhart e la mistica tedesca preprotestante, 1946) avverte che ignorare questa dialettica significherebbe fraintendere la teologia di Eckhart, rischiando di attribuirgli la contraddizione tra due metafisiche opposte: una orientata verso l’assoluta trascendenza e l’altra verso il panteismo.

Nella mistica eckhartiana, la scintilla rappresenta la parte più elevata dell’anima umana, che tuttavia risiede nel suo intimo più profondo. La scintilla si identifica con l’essenza stessa dell’anima. Il concetto di scintilla divina consente a Eckhart di proporre un cammino a ritroso (epistrophé, ἐπιστροφή, “ritorno”), rivolgendosi verso l’Uno da cui l’anima è sgorgata. Origene, Gregorio di Nissa, ed altri Padri della Chiesa utilizzano questo concetto di ἐπιστροφή per descrivere il cammino dell’anima che, attraverso il distacco dal mondo materiale e la purificazione interiore, si riunisce con Dio. Nei suoi scritti, Origene descrive la presenza del Verbo di Dio nell’anima umana, paragonandola a una fonte interiore che va riscoperta (Omelie sulla Genesi, XIII, 4). La “semente divina” è un concetto mistico e filosofico che fa riferimento a una presenza interiore di origine divina all’interno dell’anima umana; questo concetto è stato sviluppato in modo particolare dai Padri della Chiesa e da mistici medievali.

Questo percorso culmina nell’annullamento nella Divinità, superamento di ogni dualità. Qui, l’anima conosce soltanto il nulla, poiché nulla può essere conosciuto al di fuori di Dio: mi riferisco al nulla kenotico. In questo vuoto, Dio riconosce l’anima come sua immagine, e l’anima si riconosce a sua volta come riflesso. Tuttavia, questa immagine porta con sé il pericolo dell’inganno, poiché, in quanto immagine, può generare separazione e confusione. Eckhart mette in guardia contro le “immagini”. Secondo Vannini (ECKHART, Meister, Commento al Vangelo di San Giovanni, 2017) è evidente che Eckhart sa che tutte le rappresentazioni di Dio non sono altro che un parto psicologico e perciò ostacoli da superare se, finalmente, si vuole entrare nel fecondo e silenzioso “deserto”, come lo definisce Eckhart, della Divinità. Affinché la semente divina possa germogliare, è necessario che l’uomo si svuoti completamente (kenosis) del proprio ego e delle cose create. Solo in questo “vuoto” Dio può agire e fare dell’anima una sua immagine di uguaglianza assoluta.

Per giungere a questa uguaglianza, Eckhart ritiene fondamentali due forme di distacco: il distacco da se stessi, poiché è nel distacco dal proprio essere che l’uomo riceve l’Essere, e il distacco dalle creature, che vincolano l’uomo esteriore. Attraverso questo doppio distacco, Dio trova dimora nell’uomo puro e lo redime, elevandolo a Sua immagine. L’umiltà si configura, allora, come il mezzo per eccellenza per lo svuotamento di se stessi e di conseguenza delle cose a cui l’uomo solitamente si avvinghia.

Occorre svuotamento, silenzio, accettazione, apertura. Ognuno ha la possibilità di risvegliarsi appena accetta di aprirsi (vedi Antonella Lumini, Dentro il silenzio, p. 58).

Secondo Eckhart, la “scintilla divina” è (i) increata ed eterna: non è parte del mondo creato ma è una partecipazione diretta dell’anima alla natura di Dio; (ii) nucleo più profondo dell’anima: risiede nel “fondo” (grunt in tedesco) dell’anima, dove avviene l’incontro con Dio; (iii) ponte tra umano e divino: la scintilla è l’elemento che rende possibile la deificazione dell’uomo, ovvero il processo di unione mistica con Dio.

Per Eckhart, la scintilla divina è dunque il luogo della nascita di Dio nell’anima.

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