Nel silenzio della pustinia, russo пустыня (“deserto”), si apre una via contemplativa che parla al cuore. La parola ha una lunga storia nella spiritualità ortodossa e slavofona, ed è stata adottata da figure come Catherine de Hueck Doherty (figura che ha molto ispirato Antonella) per indicare uno spazio interiore di silenzio, preghiera e comunione con Dio.
Nella visione di Antonella, la pustinia come silenzio non implica un cammino ascetico nel senso rigoroso della rinuncia, ma di un abbandono dolce, resa, apertura. La pustinia è lo spazio dell’incontro, del lasciare che l’Amore ci trovi, ci abiti, ci trasformi. È per questo che si può parlare di una via più contemplativa che ascetica, una via della resa; una via dell’interiorità nutrita dalla fiducia, non della conquista spirituale. È una via, se vogliamo, femminile perché predisposta all’accoglienza.
Nel cristianesimo l’amore è la realtà ultima. Non è una qualità aggiunta o una tappa del cammino spirituale, ma l’inizio, il mezzo e la fine. L’Amore è Dio stesso, e la salvezza è un ritorno allo Spirito attraverso una relazione trasformante. La pustinia è lo spazio in cui questo ritorno può avvenire, nel silenzio che parla, nella solitudine che unisce. Non è un fine in sé, ma un grembo nascosto. È nel silenzio che parla, nella solitudine che unisce, che questo ritorno prende forma. Qui non c’è isolamento, ma comunione profonda che trascende le parole e ricompone.
Solitudine abitata. La pustinia diventa così una soglia. È il luogo dove si impara a stare alla presenza di Dio e a lasciarsi plasmare dal suo amore, senza difese né strategie. Ma l’esperienza della pustinia non deve restare confinata in quel tempo di silenzio. Una volta abitato quel deserto, il silenzio coltivato nella Pustinia diventa parola feconda, gesto attento, capacità di ascolto. Prepara il cuore all’incontro vero.
Per questo la pustinia è una via profondamente trasformativa: perché ci insegna a vivere dal centro, a riportare l’essenziale al cuore della vita ordinaria. Incarnare l’amore, diventarne canali, irradiarlo nel mondo.
Pustinia, nella sua nudità, non è mai un vuoto, ma grembo pieno di Presenza.