Nel Vangelo di Giovanni, la “vita eterna” (ζωή, sostantivo femminile, e αἰώνιος aggettivo concordato, quindi l’espressione usata da Giovanni per “vita eterna” è ζωή αἰώνιος, zōē aiōnios) è presentata come una realtà attuale, un dono immediato accessibile attraverso la fede in Gesù Cristo. Giovanni utilizza il presente indicativo per sottolineare questa dimensione già operante della vita eterna, ponendo l’accento sulla partecipazione presente alla realtà divina nel qui e ora.
Vediamo ad esempio tre passi significativi nel Vangelo di Giovanni dove il tempo verbale usato in relazione alla vita eterna è il presente indicativo.
- Giovanni 3,36: ὁ πιστεύων εἰς τὸν υἱὸν ἔχει ζωὴν αἰώνιον
“Chi crede nel Figlio ha la vita eterna”
Ὁ πιστεύων (ho pisteuōn): participio presente attivo con funzione sostantivata, indica una condizione continuativa del credere, “chi crede”. Da notare che Giovanni non dice “colui che ha fede” (che sarebbe ὁ ἔχων πίστιν). Non si tratta di un’azione puntuale o conclusa, ma di uno stato continuo, una disposizione interiore. È un modo di essere. Questo indica che Giovanni non intende la fede come possesso statico, ma come relazione viva, atto d’amore e di affidamento continuo al Figlio. Relazione viva e presente, che coinvolge l’intero essere. Quindi suggerisce quello che definirei un “un dimorare nel credere“. La scelta del presente indicativo ἔχει (echei) rivela che Giovanni considera la vita eterna (zōēn aiōnion) come un’esperienza presente che coincide con la relazione personale e continua con Cristo. Credere implica un’attuale partecipazione alla vita divina già presente nel cuore umano. È la vita insufflata, come dice Antonella, soffiata nel profondo del nostro essere:
- Giovanni 5,24: Ὁ τὸν λόγον μου ἀκούων καὶ πιστεύων τῷ πέμψαντί με ἔχει ζωὴν αἰώνιον
“Chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha mandato ha la vita eterna”
ἀκούων (akoúōn, “chi ascolta”) e πιστεύων (pisteúōn, “chi crede”): participi presenti, sottolineano azioni simultanee e durature, l’ascolto e il credere come condizioni attive e continue.
ἔχει (échei): “ha”, ancora indicativo presente, ribadendo il possesso attuale della vita eterna.
Qui la vita eterna (zōēn aiōnion) è associata non solo alla fede ma anche all’ascolto della parola di Gesù. L’evangelista mostra che la vita eterna deriva dall’accoglienza continua e personale della Parola, sottolineando la dimensione relazionale e dialogica del dono divino. L’uso del presente indica un’esperienza immediata e concreta, radicata nella quotidianità della fede vissuta.
- Giovanni 6,47: ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν, ὁ πιστεύων ἔχει ζωὴν αἰώνιον
“In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna”
ὁ πιστεύων (ho pisteuōn): participio presente sostantivato, azione continuativa della fede, “chi crede”
ἔχει (échei): presente indicativo, “ha”
L’evangelista conferma che la fede stessa, vissuta nel presente, costituisce l’accesso immediato alla vita eterna. Realtà presente e già operante, che trasforma la vita nello spazio e nel tempo, nel qui e ora, di colui che crede.
Giovanni, attraverso l’uso del tempo presente indicativo (ἔχει), presenta la vita eterna come una dimensione esistenziale già presente. La fede è quindi esperienza reale e continua della comunione con Dio. L’insistenza giovannea sul presente indica una concezione profondamente esperienziale e mistica della fede: l’eternità è già nel tempo, trasformando radicalmente l’oggi del credente. Tale concezione supera le divisioni tra presente e futuro, offrendo una prospettiva sulla vita cristiana come vita già eternamente vissuta in Cristo. Seme del Regno. Il pensiero di Antonella si pone lungo questa scia. Nel cuore umano, quando reso dimora, si accende allora una vita che non muore, perché radicata nel Logos, nel Figlio, nella comunione silenziosa con Dio.
Questa vita, che Giovanni chiama ζωὴ αἰώνιος, è eterna in origine: sgorga da Dio, è partecipazione alla sua stessa natura, luce venuta nel mondo che, se accolta, genera. Figli nel Figlio, generati dalla Parola accolta, trasformato dal respiro divino.